Dall’onnipotenza all’impotenza: l’ispirazione


L’amore è cieco, la fortuna è cieca…ma l’ispirazione neanche scherza!
Non ci vede tanto bene no!
Ti vede quando hai tempo a disposizione? No
Ti vede quando “tu che sei così creativa, mi fai un biglietto?” ( per un 50esimo di matrimonio di due persone che non sai minimamente chi siano) No!
Ti vede quando hai urgenza di consegnare un progetto? No!
Ti vede quando ti commissionano un lavoro impossibile o quando è l’occasione che aspettavi? No, no e ancora no!

L’ispirazione è lunatica, è volubile l’ispirazione, è mutevole e capricciosa, incostante ed eccentrica, è stravagante e bizzarra, non è equilibrata, non è sensata, non è coerente, ma soprattutto è infingarda: ti abbandona nel momento del bisogno, anche se a dire il vero è anche feticista, perché effettivamente il momento del bisogno la alimenta…je piace quanno stai ar bagno!
E anche altri momenti impossibili:
quando sei in coda alla posta (amen) o alla cassa del supermercato,
quando sei lì lì per addormentarti e hai un occhio a mezz’asta e un altro andato,
quando hai un ordigno bellico esploso in casa,
quando avevi deciso, costretta dagli eventi che era arrivato il momento di affrontare quell’installazione d’arte contemporanea semi permanente altrimenti detta cesta dei panni da stirare, altezza 170 cm - larghezza non rilevabile,
quando meno te lo aspetti,
QUANDO lo decide lei.
Denominatore comune: non è crema e gusto, puoi contare solo su un’inaffidabile memoria, però… aspetta! Hai uno scontrino!!  MA… non una penna!
Va coltivata l’ispirazione e nutrita e allora: ti ubriachi di pinterest, calma! Ho detto ispirazione, non imitazione, stranamente fanno rima!
Ma l’ispirazione ha bisogno di quel tocco in più, dell’io creatore, solo così produrrà magnifici frutti ricchi di personalità.
Ed ecco quando ti coglie è una sensazione di grandezza che ti pervade, di onnipotenza che ti prende dentro fino ad ogni reticolo mitocondriale e vorresti tirar fuori tutto di te, tutte le tue cellule, ecco quelle adipose se volessero anche migrare definitivamente, non sarebbe male…
Ma torniamo al processo creativo, te lo vedi davanti agli occhi, un’immagine virtuale di quello che sarà, è già tutto scritto nella tua mente basta solo trasportarlo nella realtà, ma è proprio qui che succede qualcosa, il processo si inceppa, alt! Non avevo detto così, doveva risultare più cosà, vabbè: “nuovo calcolo destinazione”
Prendiamo un’altra strada, infinite sono le vie che si aprono, possibili e percorribili, finché non ti allontani talmente tanto dalla tua idea iniziale che ti ritrovi davanti un qualcosa che non è la proiezione che ti eri costruito, non migliore, non peggiore, diverso, diciamo così, un figlio si ama per quello che è nella sua concretezza non per l’idea che di lui abbiamo.
A volte però, ok che “ogni scarrafone è bello a mamma soj” ma il tragitto che dal “tu sei qui” doveva portarti a “destinazione Paradiso, Paradiso città” bisogna anche avere l’onestà intellettuale di ammettere averti condotto dinanzi al cerbero e che possa capitare che, altro che frutti succosi, il risultato sia esattamente un… Garpez, per usare un eufemismo.
Il processo creativo è una guerra, io quando la combatto ho bisogno per contrasto di pace intorno, combatto contro il tempo, contro le mie inabilità e inesperienze, contro la sfiga che è sempre lì, dietro le barricate, ed io stoica, armata delle mie idee e di una buona dose di problem solving…che vinca il migliore.
Ma capita, eh se capita, che da quell’onnipotenza iniziale si scivoli giù, verso un’impotenza totale: SINDROME DA FOGLIO BIANCO e in testa il buio più NERO…
e ora?

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